“La vita è come una partita a freccette.”
Va bene, bypassiamo le banalità: con un po’ di fantasia la vita potrebbe essere paragonata a qualsiasi cosa. Tralasciando le solite metafore lette e rilette che la paragonano a un albero, alle onde del mare, a un libro, la si potrebbe avvicinarla a tutto. “La vita è una lampadina: luminosissima all’inizio e sempre più flebile alla fine”. Oppure “La vita è una boccale di birra: tanta schiuma al primo sorso e sempre più lievito all’ultimo”. E via così fino a far impallidire la Treccani e i poeti laureati e a far entusiasmare i futuri trapper in bozzolo.
Allora perché la partita a freccette?
Mi spiego meglio.
In un tabellone standard esistono tre metodi semplici per fare punti nel classico gioco che tutti almeno una volta nella vita abbiamo fatto o visto fare. Si può beccare il numero intero, ottenendo un punteggio pari alla cifra; si può beccare la linea del doppio, che ovviamente raddoppia la cifra; si può beccare il settore del triplo. Inutile dirvi a che serve. Presumo si sia tutti abbastanza deduttivi da capirlo da se.
Ma il punto a cui tutti ambiscono è il centro.
Il centro è quello che da più soddisfazione, il cuore del tabellone: i 50 punti. Quando la freccetta lo colpisce, per bravura o per fortuna (non nascondiamolo, di solito per la seconda) ci si sente appagati, pieni, realizzati neanche fossimo Grosso ai rigori del 2006.
Insomma: “fare centro” ci conquista.
In pochi però si rendono conto che il punteggio più alto che si possa ottenere in una partita non è lì. È poco più in alto, nella striscia del triplo, sulla linea del 20.
Tre volte venti: 60.
Quello è ciò a cui un giocatore esperto punta. E solitamente te ne accorgi anche tu dopo qualche partita e svariate sconfitte.
Ecco, penso che la vita sia uguale.
Tutti rincorriamo quel 50, per anni lo perseguiamo, lo identifichiamo nei nostri sogni, nel nostro scopo, nel nostro appagarci. Al raggiungerlo ci sentiamo realizzati, completi, finiti.
Ma basta un nuovo sguardo, una nuova conoscenza, una nuova esperienza e il baricentro si sposta. Capiamo quasi all’improvviso che non era lì che dovevamo mirare. Non era il centro il nostro scopo, le antiche vittorie paiono d’un tratto sconfitte.
E una nuova partita ricomincia.
Ci vuole del tempo per centrare il 60: c’è chi lo becca al primo colpo, chi a metà partita, chi verso la fine. L’unica cosa che conta è continuare a perseguirlo, trovando il coraggio di mettere in tasca tutti i 50 già ottenuti e ricominciando la ricerca verso il nostro unico e vero “centro”.
Buon lancio a tutti!
Se leggendo questo articolo ti è venuta voglia di giocare a freccette, ti lascio qui il link di un tabellone a batteria. E’ un gioco d’altri tempi, lo so! Ma è un’ottima compagnia se si vuole passare una serata di chiacchiere con gli amici….rigorosamente a bicchiere pieno e telefoni spenti!
Se ti è piaciuto questo articolo ti invito a visitare questa pagina in cui troverai altre riflessioni. Buona lettura!
Dai un occhio agli ultimi articoli pubblicati:
-
Ballando con l’Intelligenza Artificiale
Scegliamo di essere attenti; scegliamo di informarci bene prima di prendere qualsiasi decisione; scegliamo di essere umani.
-
Scoprire i romanzi di Anna Marchesini
Attrice, registra, sceneggiatrice: nella vita ha lavorato nella settima arte con maestria. Ma Anna era anche una florida scrittrice.
-
Studiare Dante è inutile?
“Studiare Dante è inutile!”” Ne siamo sicuri? Una riflessione sull’importanza dei nostri bagagli culturali.
-
“Mettere una croce sopra”, assegni e biffature
Perché diciamo “mettere una croce sopra”? Cosa significa biffare? Andiamo alla scoperta di un termine antico ma ancora vivo nei nostri modi di dire…e di fare!
-
La Signorina Nonsaprei
La Signorina Nonsaprei: un raccontino breve breve…forse.
-
Goethe, l’Italia e il senso del viaggio
Goethe viaggiò in Italia più di duecento anni fa: cosa ci insegna il suo viaggio? Capiamo con lui il senso del Grand Tour.