L’aveva sempre fatto.
Cosa?
Fare quello che facevano gli altri. Andare dove andavano gli altri, parlare come parlavano gli altri, bloccarsi ore nel traffico come si bloccavano gli altri, lavorare dieci ore al giorno come lavoravano gli altri, lamentarsi come si lamentavano gli altri, fare la spesa dove la facevamo gli altri, vestirsi come si vestivano gli altri, mangiare ciò che mangiavano gli altri.
Insomma, vivere come vivevano gli altri.
E alla domanda che qualche volta bussava alla sua mente in solitaria, silenziosa ed educata come un profumato fiore di sambuco penzolante sul giardino della sua coscienza, a quel quesito “Perché lo fai?” la risposta era semplice: “Perché lo fanno anche gli altri.“
Così visse la maggior parte della sua vita sulla scia bianchiccia della barca della routine e della quotidianità, ammassata in quel vortice di bollicine come una sarda in mezzo ad un banco di sue simili.
Ma c’era quel profumo nella sua vita. Era quel fortissimo, dolce e avvolgente profumo di sambuco. Era sempre lì, alle volte impercettibile, altre invece vero, vivo. Più passavano gli anni, più si faceva intenso. Veniva a trovarla spesso la sera, prima di coricarsi come si coricavano gli altri, dopo aver guardato quella stessa serie TV che guardavano gli altri. Oppure si faceva vivo la mattina mentre saliva sul treno come tutti gli altri o mentre stava in fila alla cassa del supermercato con il carrello carico di tutto ciò di cui era carico anche il carrello degli altri.
E una lucina si impossessava dei suoi occhi, un bagliore entrava dentro al suo sguardo e le sembrava inevitabile iniziare a studiare gli sguardi degli altri. Ed erano tutti così vuoti, così fissi come chiodi infilati in un muro bianco mezzo scrostato a cui erano appesi penzolanti corpi di burattini impagliati, tutti uguali a se stessi, tutti tristi e rassegnati.
In quei momenti il profumo aumentava, aumentava sempre più, fin quasi a nausearla, la domanda si ingrandiva nella sua mente in un crescendo di consapevolezza che scottava come un sole sottopelle, la faceva sudare, arrabbiare, confondere.
Più provava a schiacciarlo giù, nel fondo, più lui insisteva nel voler risalire. Sapeva che non sarebbe riuscita a contenerlo ancora a lungo nell’indifferenza del tempo sprecato, sapeva che prima o poi, presto o tardi si sarebbe ritrovata a fare i conti con lui.
Una mattina uguale a tutte le altre, mentre se ne stava in coda bloccata nell’attesa di ripartire verso la sua banale conformità, le capitò di nuovo.
Il finestrino abbassato, il caldo pesante e afoso che riempiva l’abitacolo della macchina e i suoi polmoni dando la sensazione di essere bloccata in un acquario, fecero entrare una nuova folata di profumo intenso nella sua anima. Ci risiamo. Pensò pronta a iniziare la sua oramai giornaliera lotta contro la consapevolezza.
Ma sbagliava.
Voltando lo sguardo verso la via parallela a quella in cui era immobilizzata, una zona di parco verde e scoppiante di vita, le vide.
Erano lucertole, una decina accasciate su un masso all’entrata del parco, statuarie nella loro divertente attività di ricarica al sole, come tanti piccoli fotovoltaici in attesa della luce di mezzogiorno. Sopra di loro un albero. I fiori bianchi e gialli aperti da poco, come tante mani protendevano verso la strada, salutando il mondo e inebriandolo con quel profumo dolciastro che veniva a farle visita sempre più spesso. Era un sambuco, grande ed imponente, cresciuto in pochi anni ma già ricco di vita, dimora di passerotti e tana per le lucertole.
Che strano. Pensò quando ad un certo punto una di loro voltò la sua testolina e iniziò a fissarla. Impossibile, nessuna lucertola più fissare, non hanno nemmeno un’anima. Sarà una coincidenza, i suoi occhietti avranno casualmente incrociato i miei.
Ma l’insistenza di quello sguardo, la profondità, la verità di quegli occhi, così umani, così veri, così vivi, così diversi. Non erano occhi come tutti gli altri. Non erano vuoti, effimeri, spenti, senza niente da raccontare. Erano al contrario così pieni di luce, pronti ad illuminare dentro chiunque li incrociasse.
Uno scatto e quel piccolo essere si mosse, si sganciò dal gruppo, si allontanò continuando a fissarla, scattò a destra, poi a sinistra, evitò una piccola carta lanciata da chissà chi a terra e si arrampicò su uno dei rami del sambuco, il più vicino a terra. Con il suo peso piuma si accoccolò su uno dei fiori e da lì continuò a fissarla.
Il gruppo di lucertole lasciato a terra non si accorse nemmeno della sua assenza, nessuna batté ciglio. Tutte continuarono a fare ciò che facevano le altre, come facevano le altre, quando lo facevano le altre.
Una bomba scoppiò nella sua mente.
Il profumo del sambuco la invase, con un gesto liberatorio invisibile lasciò libera quella sua inquietudine, la fece schizzare via dall’anima, finalmente la lasciò volare, come una colomba prima incatenata, chiusa dentro di sé, finalmente aprì quella porta per farla volare libera.
Libera la sua consapevolezza trovò finalmente il coraggio di ammettersi, capì quanto era stata stupida a non volersi arrampicare anch’essa su quel fiore, quanti anni sprecati a fare ciò che il mondo si aspettava che lei facesse senza mai trovare il coraggio di fare ciò che lei avrebbe voluto fare. Anni persi ad essere l’idea di sé che gli altri volevano vedere, il riflesso allo specchio del conformismo di una società di burattini, impagliata anch’essa a quel muro, su quel chiodo arrugginito che la teneva appesa al limite del vivere. Eppure era bastato così poco per capire, un solo attimo per illuminare i dubbi di un’intera esistenza.
Grazie. Disse sottovoce incrociando gli occhi della lucertola. E le pare quasi di ottenere un piccolo inchino di risposta.
Fece inversione, voltò le spalle a quel mondo uguale a se stesso e finalmente si imbarcò verso la sua vita, diversa da quella di tutti gli altri.
I libri che ti consiglio
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Ecco qualche libro che ci porta a riflettere sul senso della vita e del tempo. Ovviamente non può non mancare nella lista qualche opera del mio amato Seneca.
Autore: Seneca
Titolo: Tutta la vita per imparare a vivere
Pagine: 142
Casa editrice: Bompiani
“La tranquillità dell’uomo. La brevità della vita. La vita felice”: i tre scritti più famosi in un sol boccone! Ottimo per un primo approccio a Seneca.
Autore: Seneca
Titolo: De brevitate vitae – testo latino a fronte
Pagine: 112
Casa editrice: Rizzoli
Un focus sul tempo, su come spenderlo e non spenderlo: per chi vuole leggere Seneca nella sua lingua, il latino, è un ottimo inizio.
Autore: Rick Dufer
Titolo: Seneca tra gli zombie – guida filosofica di sopravvivenza al caos
Pagine: 160
Casa editrice: Feltrinelli
Un libro che è un “tram sui denti”: il senso del tempo e il modo in cui la nostra epoca lo affronta, tutto partendo dagli spunti del grande Seneca. Un libro superPop che va letto e riletto: io lo amo.
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Buona lettura!
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