Questi siamo noi: ibridi.
Viviamo incastrati tra il bisogno di natura e la voglia di soldi.
O forse è il contrario? La voglia di natura e il bisogno di soldi. Ma i soldi possono essere un bisogno?
Forse la natura basta a soddisfarci, bastano i pomodori piantati e cresciuti a fatica, raccolti verdi in ottobre per farli maturare in cantina, lentamente con pazienza, farli arrossire con cura come arrossiscono i nostri pensieri quando ci viene chiesto “ma cosa volete fare della vita?”
Noi lo sappiamo bene cosa vogliamo fare di questa nostra unica vita, prenderla e trasferirla come si trasferisce un trasferello sulla pelle di un bosco in mezzo ai pini, agli abeti, agli uccellini, con le insidie del raccogliere il fungo sbagliato ma con la soddisfazione infinita di averlo trovato.
Questo vogliamo dalla nostra vita, la fatica di raccogliere il frutto della terra lontano dai frutti del male, i frutti del dolore, del denaro, dei social, dell’outlet affollato le domeniche d’agosto, delle code al supermercato, delle code in autostrada d’inverno per trovare la neve e d’estate per farci baciare da sole. Ma il sole ci bacerebbe ugualmente, lì su, trapassando i rami dei sempreverdi, come trapassato sarebbe il bisogno di uscite, di spritz, di discoteche, lì, in mezzo alle foglie che cadono, nostre nuove uniche amiche.
Siamo noi, ibridati come molecole in provetta, a cavallo tra l’epoca degli animali da cortile e il tempo degli animali da palcoscenico, quelli bravi che fanno ridere i polli con battute scontate, amate da folle di zombie incantati dagli schermi, capaci solo di star fermi per ore a fissare realtà inesistenti perché si sa, al di là di quei tasti sono tutti scontenti, anche loro, anche gli attori, i tiktoker, nuovi joker in questa Gotham che è la vita.
Siamo noi, muli isteriliti, vogliosi di creare vite, ma frenati dalle ansie del futuro, dalle ingiustizie del passato, ricercatori di contributi, di dipendenze, di insulti, di parole gridateci addosso di fronte a cui restiamo comunque muti.
Ci basterebbe il coraggio di mandare tutto a quel paese, mollare mutuo, bollette, attese, per ritornare all’originale, alla prima copia del nostro essere, quello sporco di fango, scalzo, ma sereno con l’unica voglia di tessere a mano i nostri vestiti per coprirci dal freddo, dall’ignoranza, far sparire in un baleno tutte le paure, respirare con la natura a ritmo di un fiore.
CI basterebbe il coraggio di cambiare, uscire, rinascere senza correre più, con calma vivere e finalmente liberi morire.
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