“A spasso con Daisy” e l’importanza del saper contestualizzare

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Esistono dei film in grado di commuovere ogni volta che li si guarda.

Non sono molti. Penso si possano contare sulla dita di una mano.

E no, non sto parlando dei film romantici che tutti abbiamo visto almeno una volta, quelli dalle trame scontate e banali, lui che ama lei che lascia lui che poi si rimette con lei e vissero tutti felici e contenti.

Sto parlando di quei film che sono in grado di unire profondità e leggerezza, poesia e concretezza. Quei film pensati, scritti e girati per svelare nuovi aspetti ad ogni visione. Non di rado sono film tratti da opere teatrali o da libri scritti in precedenza.

Sono film in cui il regista dissemina delle piccole briciole durante lo svolgimento delle scene, indizi che siamo invitati a raccogliere per dare un senso più profondo alla storia.

Sono film in cui le battute non sono molte. Molto spazio viene dato ai particolari, alle espressioni dei protagonisti, agli oggetti presenti in scena. Sono film in cui il concetto del “less is more” (meno è di più ) è seguito alla lettera. E di solito non basta una sola visione per cogliere tutto quel più che completa l’opera. Serve vedere e rivedere la pellicola per capirla appieno, raccogliendo nuove briciole ad ogni visione.

Uno di questi film è “A spasso con Daisy“.

Due parole sulla trama. Siamo negli anni ’50, Daisy, interpretata da Jessica Tandy, è una ricca signora ebrea, vive ad Atlanta nella sua grande casa americana. La sua vita fila liscia tra ordine, pulizie, partite a mahjong con le amiche, fino a quando un piccolo incidente in macchina la costringe a dover rinunciare alla patente di guida. Il figlio decide quindi di assumere un autista di colore, Hoke, interpretato da Morgan Freeman, per aiutare la signora nelle sue faccende quotidiane, fatto mal visto da Daisy, il cui orgoglio fatica ad accettare una simile situazione. Con lo svolgersi della trama i due stringono un rapporto che alla fine del film si rivelerà una vera e sincera amicizia, accumunata non solo dall’aiuto e dalla compagnia reciproca, ma anche da fattori più profondi legati all’odio razziale che il mondo di quegli anni concentrava sulle persone nere e sugli ebrei.

Se ci si sofferma solo sulla storia narrata dei due personaggi, delle loro battute, dell’evolversi della loro relazione, questo film può sembrare una semplice commedia con un sottofondo drammatico: Miss Daisy viene accompagnata nella sua vecchiaia da un aiutante di colore dapprima odiato e in finale amato.

Ma se si raccolgono tutte le briciole lasciate dal regista all’interno del film, si arriva a contestualizzare il periodo storico in cui esso è ambientato e a quel punto tutto cambia, ogni battuta si intride di profondità, tutto si riempie di senso.

Di recente ho rivisto ” A spasso con Daisy”. Come sempre mi sono commossa nel finale, ma questa volta ho deciso di raccogliere con pazienza tutte le briciole lasciate dal gioco di sguardi e battute che avviene tra Daisy e Hoke e di buttare giù due righe per condividerle con voi, in modo che anche chi vede il film per la prima volta possa capirne appieno il significato.

Daisy nasce nel 1876, ad Atlanta in Georgia. Siamo nel sud degli Stati Uniti d’America, nelle regioni che in quel periodo hanno visto nascere e crescere sempre più lo sfruttamento razziale verso le persone di colore. La maggior parte dei famosi campi di cotone che fecero la ricchezza dei ricchi imprenditori dell’epoca si trovavano proprio lì. Non a caso il figlio di Daisy possiede proprio una fabbrica di cotone che nel corso del film si trasformerà in una grande azienda di tessuti.

Daisy conosce Hoke nel 1953 e in casa viene aiutata dalla sua domestica nera Idella. Fino al 1954 in America vigeva ancora la legge della segregazione razziale: i bianchi dominavano i neri e questi ultimi erano costretti a vivere separatamente dai primi. Ciò significava scuole diverse, bagni diversi, uffici diversi, negozi diversi, quartieri diversi. Nel film si nota spesso questa separazione che culmina nella scena in macchina in cui un Hoke imbarazzato è costretto a fermarsi per “fare due gocce” a bordo strada, essendogli proibito andare nei bagni della stazione di servizio in cui si era fermato poco prima per fare benzina.

Dopo la legge che abolì il segregazionismo nel 1954 iniziarono ad alzarsi finalmente le voci della popolazione nera che iniziò a combattere per i suoi diritti. La figura di Martin Luther King dominò la scena per tutti gli anni ’60, periodo in cui riprese piede anche un movimento razzista violento e senza scrupoli: il Ku Klux Clan. Nel 1963 alcuni membri del clan piazzarono una bomba accanto ad un tempio a Birmingham, in Georgia, non lontano da Atlanta. Fu un attentato terribile in cui persero la vita quattro bambini innocenti. Nel film ad un certo punto Daisy ed Hoke sono imbottigliati nel traffico: è il 1966 e la città è sconvolta da un attentato avvenuto al tempio. Ecco una nuova briciola che accenna ai fatti di qualche anno prima lasciataci dal regista per capire meglio il contesto di violenza di quel periodo.

Verso la fine del film Daisy partecipa ad una cena di presentazione di Martin Luther King ad Atlanta. Tale cena avvenne realmente nel gennaio 1965 al Dinkler Plaza Hotel. Durante il suo discorso Martin accenna anche all’omertà in cui vivevano le “persone per bene” durante il segregazionismo, alludendo alla loro indifferenza di fronte a tale follia inumana. Tale discorso segna lo spartiacque nella relazione tra Hoke e Daisy, fino a quel momento restia nell’ammettere l’uguaglianza tra lei e il suo autista. In una delle ultime commoventi scene del film Daisy troverà finalmente il coraggio di conferire all’ormai anziano autista lo status di suo unico amico.

Lo scorrere degli anni all’interno della storia è visibile, oltre che dall’invecchiamento dei protagonisti, anche dal cambio continuo delle macchine guidate da Hoke, sapientemente strutturato in modo che l’autista acquistasse la macchina vecchia di Miss Daisy ad ogni avanzamento temporale. L’evoluzione della Cadillac è parte integrante della storia americana di quegli anni.

Queste sono solo alcune delle briciole che si possono trovare in questo capolavoro del cinema, vincitore tra l’altro di quattro premi oscar nel 1990.

Un’ultima briciola, meno storica e più retorica, è legata alla poesia presente nei silenzi e negli sguardi che intercorrono tra Daisy e Hoke. La scena in cui entrambi si ritrovano anziani ed infreddoliti in una mattina d’inverno e commentano la dipartita di Idella è intrisa di significato. In quel “è stata fortunata Idella” pronunciato da Daisy si racchiude un senso profondo di consapevolezza nei confronti della vita e soprattutto della morte, meta ultima ormai non così lontana per entrambi.

Se non avete ancora visto questo film vi consiglio vivamente di farlo.

Ora le briciole raccolte sono abbastanza per capirlo davvero e per riflettere su quanto spesso consideriamo scontata un’opera solamente perché la guardiamo con superficialità.

Conoscere il contesto oggi come oggi sembra un fattore superfluo in un mondo in cui le scene dei film contemporanei durano quanto un reel di TikTok. Ma è essenziale per provare a ridare senso alla nostra storia, ai progressi che abbiamo ottenuto e che stiamo rischiando irreparabilmente di perdere per sempre in nome della irriflessività e del menefreghismo.


Se leggendo questo articolo ti è venuta voglia di vedere o rivedere “A spasso con Daisy“, puoi trovare il film gratuitamente sul sito di Rai Play! Ti basta cliccare qui: buona visione!


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